"Iaoranà, Bonjour", Dorian ci accoglie per la colazione.
Non sono i vocaboli a colpirci, ma il suo modo di pronunciarli, con un filo di voce dolcissima, con le vocali finali prolungate: "Ioranàaaa, Bonjouuuur".
Il cellulare prende linea anche su quest'isolotto e da casa ci parlano di meteo orrendi, mentre qua il sole picchia subito duro. L'erba umida ci ricorda che anche noi stanotte abbiamo inteso per 3 o 4 volte la pioggia cadere. (Le piogge notturne ci accompagneranno poi in tutto il viaggio, con temporali brevi, di pochi minuti, non piogge irruente, di giorno invece sole cocente, solo una paio di mezze giornate leggermente nuvolose, ecco il trucco per la crescita di quei giardini/serre tropicali).
Frutta fresca locale, pane e marmellate fatte in casa sempre con frutta locale, seduti sotto le frasche ancora con gli occhi verso l'oceano, iniziare così una giornata mette di buon umore (esattamente il contrario di un caffè veloce al volo con l'auto parcheggiata in seconda fila). Donatella si è annotata "marmellata di papaia e vaniglia", si è ripromessa di provare, e sottolineo provare, a farla a casa nostra.
Oggi abbiamo in programma il giro dell'isola principale e Jean ci accompagna in barca, assieme alle altre 2 coppie, fino al punto dove ci noleggiano delle biciclette insolite, frenano girando i pedali all'indietro. Il giro completo dell'isola è una decina di km, con un'unica strada asfaltata a livello del mare, tranne un breve tratto. Le altre coppie partono per un giro orario, noi due come al solito preferiamo la solitudine, viceversa.
Maupiti è la più a nord delle Isole di Sottovento, la più lontana da Tahiti, ci è stata consigliata (ed abbiamo ben accettato il consiglio) perchè è quella che ha ricevuto la minor contaminazione turistica, dove la vita è più vicina alle vecchie dimensioni, più ... polinesiana, più ...umana.
L'isola principale ospita due villaggi, praticamente uno è il proseguio dell'altro.
Constatiamo subito che ogni casetta è circondata dal proprio giardino, ma chiamarli giardini è riduttivo, sono dei veri e propri orti botanici, e proprio davanti a casa, in mezzo a piante e fiori, le tombe dei propri defunti.
Particolare un po' macabro ma molto significativo ad indicare la loro devozione verso il passato.
Tutte le porte sono aperte, nessuna recinzione (ce l'hanno solo chiese e scuole, evidentemente le uniche con paura di venir derubate), pochissime le parabole TV satellitari.
Tutte le persone che incontriamo per strada ci salutano, questo ci mette allegria e le pedalate girano fluide.
Affianchiamo la scuola dove una parte di bambini sta giocando chiassosamente all'esterno mentre gli altri, con finestre e porte aperte, stanno seguendo attentamente le lezioni.
Nell'unico negozietto facciamo una piccola spesa per il pranzo di mezzogiorno e lasciamo la "città".
La strada da un lato costeggia la laguna e dall'altro inizia il pendio dei monti sui quali cresce liberamente ogni ben di Dio. Le palme da cocco formano veri e propri boschi con dentro anche banani, papaje, manghi, altra frutta sconosciuta.
Solo qualche auto o motorino ogni tanto interrompono un silenzio ... lunare.
Lungo la strada notiamo quelli che definiscono "marae", cioè dei siti archeologici che però in realtà sono dei massi nerastri. Sinceramente ci lasciano perplessi.
In poco tempo arriviamo alla famosa spiaggia di Tereia.
Una lunga striscia di sabbia bianchissima accecante, solo un paio di altri bagnanti, qualche farè disabitato ed un casa in costruzione con i lavori in corso che ... disturbano.
Un largo tratto di laguna separa la spiaggia dal motu che sta di fronte, e con la bassa marea lo si può percorrere a piedi. Ci avviamo ma poi rinunciamo perchè il motu è molto lontano e gli preferiamo un po' di snorkeling. Anche qua sottoriva i pesci sono pochissimi, ma avanzando con l'aumentare dei coralli aumenta anche la loro quantità e qualità ... visiva, ci ritroviamo immersi in un'altro acquario tropicale. Il tempo impetosamente corre veloce e la schiena inizia a scottarsi, ritorniamo all'ombra, rimanere anche solo qualche minuto sotto il sole diretto per un po' d'abbronzatura è impossibile, si brucia.
Dopo pranzato ci portiamo in un'altro punto della spiaggia più isolato, meno curato, più silenzioso, all'ombra si sta ... in paradiso.
Dopo vari tentativi maldestramente riesco a frantumare una noce di cocco su un masso, la sua acqua mi spruzza addosso dappertutto, la polpa è buonissima.
Facciamo un'altro bagno dove assisto ad una scena da documentario.
Il fondale è sabbioso con qualche conchiglia morta. Mi avvicino ad una più grande delle altre, semiaperta, da dentro due occhietti mi guardano. Rimango fermo immobile, gli occhietti si muovono ed esce dalla conchiglia un pesciolino piccolissimo e coloratissimo, contiene tutto l'arcobaleno, si ferma un attimo e scappa via. Noto che dentro alla conchiglia c'è qualcosa (o qualcun) altro, immobile. Pian pianino provo a dischiuderla e mi appaiono due formazioni biancastre, gelatinose, due uova con gli embrioni in avanzata fase di sviluppo. In uno sotto ad una pellicina si vede chiaramente un'altro di quei pesciolini multicolori che si muove e probabilmente sta per nascere, mentre l'altro è un po' più indietro nella formazione ed i colori si mischiano al biancastro dell'uovo. Mi coglie un'emozione particolare, ritiro la mano, probabilmente in precedenza avevo assistito alla prima nuotata di un neonato e spero ardentemente di non aver rovinato il ciclo della natura con il mio tocco.
Riprendiamo le bici per continuare il tour, ma solo per portarle a mano in una dura salita, mentre nella seguente discesa dobbiamo ben dosare la contropedalata.
Troviamo addirittura alcuni tornanti e su uno è d'obbligo una sosta.
Finora avevamo visto molte qualità di fiori ma questo è particolare, uguale identico a quello che Donatella ha acquistato (di plastica) per portarlo sempre infilato nei capelli come fanno molte donne locali.
E' impossibile descriverne i colori, le venature, una foto non li rende completamente, come non può rendere il profumo.
Terminiamo il giro dell'isola rientrando in paese logicamente dalla parte opposta di dove ne eravamo usciti, e capiamo che abbiamo preso la strada nella direzione giusta perchè solo adesso, alla fine, incontriamo quello che diventerebbe un grosso problema in caso di sovraffollamento dei paesini, anche se fosse solo per il periodo feriale come avviene nelle nostre località balneari. La discarica dei rifiuti.
Arriviamo al punto del ritrovo con abbondante anticipo, e questo ci permette un'altro giro del paese.
Due bambini espongono dei grandi pesci probabilmente appena pescati, probabilmente per venderli, altri bambini giocano liberamente per le strade, ci corrono incontro con il sorriso aperto e ci dicono qualcosa che non comprendiamo, ce ne dispiace. Notiamo che a differenza di Papeete qua non ci sono persone obese.
Sicuramente i bambini sono per strada perchè il traffico è inesistente, però anche nella capitale era così, anche molte donne sono sedute davanti a casa e chiaccherano fra di loro, che sia dovuto ad un rapporto con la TV diverso dal nostro?
Nasce una considerazione.
Chiaramente non ci sono segni di ricchezza, gli abbigliamenti sono coloratissimi ma dimessi, le auto scarseggiano e sono vecchie, ammaccate ed arrugginite, dentro alle case aperte non si nota mobilia di qualità, alcuni adulti mancano dei denti davanti. Però non vediamo nemmeno la miseria, la fame, non è come in alcune zone dell'Africa (tanto per citare un luogo). A causa della pochezza di fonti economiche si accontentano di quello che hanno, di quello che vien loro donato da mare e terra, rinunciando a molti di quelli che dalle nostre parti, se guardiamo bene, sono diventati degli abusi; rinunciano quel superfluo che invece viene posto in primo piano nella nostra attuale civiltà. Non vediamo non dico centri estetici ma nemmeno la classica parrucchiera, eppure le donne sono ugualmente belle ed intriganti, anche senza i brillantini sulle unghie; gli uomini non indossano giacca e cravatta, non frequentano palestre, eppure sono ugualmente affascinanti e muscolosi. Rinunciano a quella "crescita" che invece riempie le bocche dei nostri industriali e che ci porta ... dove?
Le loro facce, il loro "essere", trasmettono tranquillità e dolcezza, un bellezza interiore che si riflette in quella esteriore, se fosse per noi non cercheremmo niente di più.
Durante il ritorno in barca Jean rallenta, si ferma, ci addita qualcosa davanti, alcune grandi mante ci tagliano la strada, ennesima sorpresa.
Alla sera ancora cena di pesce, che Dorian ci serve cinta in testa da un coloratissimo cerchio di fiori.
Abbiamo trascorso un'altra giornata indimenticabile, e va incorniciata con lo spettacolo stellare finale.
Sembra che anche il nostro fisico abbia preso i ritmi corretti del sonno, sono le 9,
buonanotte.