sabato

6° giorno - da Maupiti a Tahaa

Iaoranàaa.
Sono le ultime ora a Maupiti.
Dopo il tramonto di ieri sera la tentazione di vedere anche l'alba è irresistibile, andando a letto presto alla sera poi il risveglio al mattino non è difficile, un ciclo che mi viene naturale.
Con la prima luce vado a sedermi dalla parte opposta del motu ed assisto all'esatto incontrario di ieri sera, il grigiore che diventa un'improvvisa esplosione i colori, ricomincia la vita.
Ieri sera Jean era andato a legare meglio le barche per paura del maltempo, tutto sembra passato stanotte con un paio di scrosci un po' più violenti, però alcune nuvole nerastre sono rimaste ed il sole nascente che da sotto batte su queste le rende gioiose.
La colazione è sempre con frutta ed ancora nuovi gusti di marmellate, stavolta Donatella si annota quella di pompelmo; esprimiamo il desiderio di pranzare leggeri a mezzogiorno per paura poi del volo, Dorian ci fa capire che sta preparando qualcosa appositamente per noi.
Solitamente Donatella ha un tono di voce elevato, a casa a volte le chiedo di abbassarlo e lei ne rimane indispettita, qua invece le sue parole si confondono con le onde, anche lei quasi sussurra, l'inizio di abbronzatura le dona molto, me la vedo ancora più bella.
All'interno del farè un grosso diario raccoglie le impressioni scritte dagli ospiti, ci diverte leggere quelle rilasciate dagli italiani, inseriamo anche le nostre totalmente positive.
Sempre scortati da Durga andiamo a salutare i nostri amici pesci ed Hector, lo squaletto che inizialmente mi aveva messo paura ma che poi ci hanno raccontanto essere un habituè del posto tanto da avergli perfino assegnato un nome, ed incontriamo un'ulteriore sorpresa.
Girando dietro ad una massa corallina, dentro ad foro, una grande murena ci spalanca paurosamente la bocca, mostrandoci la dentatura pronta a colpire, la ritirata è immediata, ne vediamo anche altre due più piccoline. Un'ultimo cauto saluto anche al reef, dove stavolta trova il coraggio per salire anche Donatella.

A mezzogiorno Dorian ci presenta così il piatto: "tonno crudo in insalata".
Mentre a casa alcuni alimenti risultano indigesti, ed il loro gusto dallo stomaco ritorna in bocca anche dopo ore, qua invece tutto viene digerito facilmente; sicuramente gran parte del merito va alla tranquillità con cui mastichiamo, però credo che il poprio contributo lo diano anche i condimenti con salse locali a base di cocco, così possiamo inghiottire facilmente anche peperoni, cetrioli, cipolla, e così via.

Mauruurù (grazie) Dorian, mauruurù Kuriri.

Jean ci riaccompagna in barca all'aereoporto assieme ad un'altra coppia, senza nessun preavviso una nuvola apparentmente innocua ci scarica addosso la propria acqua, la barca è semiscoperta e solo le valigie sono al riparo, noi due riusciamo a ripararci abbastanza grazie a dei poncho in nylon che teniamo sempre nello zainetto, mentre gli altri sono fradici, però all'arrivo vento e sole in pochi minuti ci riasciugano.
Praticamente non esistono formalità di imbarco, solo il controllo che fossimo inseriti nella lista prenotazioni, niente controllo bagagli, una veloce pesatina alle valigie (le nostre sono sempre state dentro ai limiti di peso, però senza fare nessuna osservazione facevano passare anche quelle in abbondante sovrappeso) e tranquillamente ci mettiamo in attesa all'esterno.
Arriva un gruppo di persone e si siedono all'ombra di un albero, spuntano bevande, una chitarra ed un ukulele e si mettono a cantare, con ampi cenni invitano tutti quelli che sono in attesa ad avvicinarsi ed entrare a far parte della comitiva. Due adulti e due bambini sono ricoperti di collane di fiori, intuiamo che stanno partendo. I canti intonati sono dolci, melodiosi, canti d'addio. Si abbracciano, piangono, anche a noi non possono mancare le lacrime, anche per noi è un addio a quel luogo, ed un modo migliore non poteva esserci.
Una volta saliti in aereo la donna si toglie alcune collane e le distribuisce un po' a tutti, ci fa capire che per lei sono tante ed in qualche modo vuole far partecipi anche noi ... il magone continua.
(non inserisco il video, l'audio è troppo disturbato dal vento ed incomprensibile)

Raiatea e Tahaa sono due isole vicine, racchiuse dentro alla stessa cinta corallina.
Raiatea è più grande, ha l'aeroporto, è la seconda città della nazione come numero di abitanti, contiene il più importante sito archeologico di "marae", il soggiorno invece ce lo hanno consigliato a Tahaa, più piccolina, più vivibile, identica come flora e fauna.
Come al solito ci accoglie un delegato dell'hotel, un ragazzone grande e grosso formato montagna che, senza particolare fatica, solleva da terra una per mano le nostre valigie e se le carica nella barca privata.
Un momento di delusione, anche l'hotel Pirogue è su un motu isolato, credevamo fosse sull'isola principale ma questo è stato un nostro errore. Vediamo subito che è un hotel con qualità generale elevata e questo ci tira su il morale e fa diventare un'inezia il rammarico iniziale.
Il bancone del bar/reception è saturo di fiori.
Il gestore è svizzero e parla bene l'italiano, ci accompagna al farè,  anche la stanza è imbottita di fiori che rilasciano il solito profumo intenso, arredata con classe e coloratissima, nel bagno si potrebbe pranzare.
La TV è con il decoder satellitare, ci fanno subito fastidio le luci accese degli standby così tolgo via le spine, le reinserò solo alla partenza.

Il menù serale è molto vario, non come al Kuriri dove le pietanze erano uguali per tutti, però l'insieme è più asettico, ognuno mangia nel proprio tavolino, le cameriere sono perfettamente "impostate" e ci versano le bevande nei bicchieri. Da una parte la qualità fa piacere ma da un'altra viene a mancare qualcosa, quei rapporti umani che tanto ci avevano "acchiappato" in quei primi giorni.

Alla fine anche questa che doveva essere una semplice una giornata "di transito" si è riempita di tanti significati.
Mauruurù Polinesia.
Buonanotte

Stuunfff ... un forte botto secco ed attutito ...  la terra trema ... una noce di cocco è caduta da un albero.

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