martedì

10° giorno - da Tahaa a Rangiroa

Iaoranàaa
Oggi questo saluto significa l'addio alle isole per passare alla scoperta dei più piatti atolli.
Tahaa ci ha entusiasmati, ci lasciamo un pezzo del nostro cuore, e la collana di conchiglie che ci viene donata come addio fa luccicare i nostri occhi.
Le operazioni d'imbarco in aereo anche questa volta sono praticamente inesistenti.
Per passare a Rangiroa dobbiano ritornare a Tahiti e cambiare aereo, il paio d'ore d'attesa vola così come vola (eh si, siamo in aereo) il tempo successivo.

Dall'alto vediamo le striscie di motu che circondano le lagune, immense piscine.
La parola Rangiroa significa "cielo senza fine" ed è proprio vero, acqua e cielo si fondono, non esiste un vero e proprio orizzonte.
Proprio in fase di atterraggio distinguiamo nitida la Laguna blu.

All'aeroporto ci accoglie Alain, parla anche lui un ottimo italiano.
La strada che porta dall'aeroporto alla pensione ci fa capire che qua molte cose sono diverse.
Un atollo è una fila di motu piatti, stretti qualche centinaio di metri, uniti da vari ponticelli, percorsi da un'unica strada asfaltata, vegetazione di palme, palme, ed ancora palme.
La sistemazione in pensione è diversa, non i farè precedenti ma monolocali affiancati in un'unica struttura, con terrazzino anteriore, comunque tutto pulito ed accogliente.

Arriviamo attorno a mezzogiorno e per mettere qualcosa in pancia ci indicano un bar poco lontano.
Ha una terrazza sull'acqua, e sotto una miriade di pesci attendono i bocconi lanciati da chi li sta ammirando.
Un'altro vero e proprio acquario a cielo aperto.

Il Tiputa Pass, considerato un paradiso dei sub, è poco lontano ed Alain ci indica che proprio quel pomeriggio la corrente è favorevole, entrante, per cui non c'è pericolo di ritrovarsi proiettati nell'oceano, e noi non perdiamo l'occasione, esordiremo nel nostro primo vero "snorkeling" in acque profonde.
Il "Raie Manta Club" ci fornisce l'istruttore, maschere, pinne e la muta che ci riparerà dal freddo ed aiuterà il galleggiamento, e ci danno una minima istruzione sulla gestualità dei sub; una delle raccomandazioni è quella di rimanere sempre vicini all'istruttore, ed infatti io mi incollerò da un lato e dall'altro Donatella non gli mollerà la mano nemmeno per un  attimo.
In gommone ci portano fuori dal Pass assieme ad un'altra coppia che, a differenza di noi, farà un immersione con le bombole.
Ci tuffiamo nell'oceano, appena fuori dal Pass il fondale è a gradoni, un primo è profondo una decina di metri, il secondo una ventina, il terzo ai nostri occhi è un abisso buio, 60 metri. Preferiamo rimanergli sul bordo, mette paura, sotto si vedono gironzolare squali grandi e grossi, l'istruttore ci tranquillizza, le nostre sagome viste da sotto si confondono con le onde. Intravvediamo i sub che rilasciano colonne di bollicine. Sperimentiamo la violenza della corrente entrante che ci sposta senza riuscire a contrastarla, se fosse al contrario chissà dove andremmo a finire. Il gradino meno profondo è un'altro giardino di coralli, ci circonda un'immenso vortice di pesci, e senza accorgerci ci ritroviamo all'interno della laguna.
Non c'è il sole, c'è vento che forma grandi cavalloni, ci invitano a risalire sul gommone (che ci seguiva) per un attimo di riposo. La moltitudine di emozioni, sommate al freddo, sommate alle onde, sommate al recente veloce pranzo, si trasformano in un malore che trasporta tutto il mio pasto dallo stomaco in cibo per pesci.
Donatella desidera continuare, io vorrei fermarmi, ma l'istruttore mi consiglia il ridiscendere in acqua come minor danno, ed io i più esperti li ascolto. Il malessere dura pochi istanti, la mente viene indirizzata altrove, nuotando facciamo il giro di un'isolotto dove ci accolgono altri squali, una grande murena e numerose altre forme e colori di pesci che finora non avevamo ancora visto.
Rientriamo a terra come due zombie, rincitrulliti dalle troppe immagini ed emozioni, ma la giornata non è ancora finita.
Il Tiputa Pass è famoso per i suoi delfini e finora non li abbiamo visti, lo facciamo presente all'istruttore e ci indica di sederci su delle panchine. La giornata è ideale, i delfini amano saltare sopra alle alte onde, siamo al tramonto, l'ora che preferiscono, basta sedersi ed aspettare.
L'attesa dura poco ed eccoli effettuare i loro salti giocosi, rimaniamo incantati, ci ripromettiamo di ritornare.
Rientriamo a piedi, cotti, stracotti di emozioni, abbiamo appena trascorso quella che sarà una delle giornate più intense della nostra vita.
Pensate a questa sequenza: hotel Tahaa, barca, aereo, aeroporto Papeete, aereo, Rangiroa, nuova pensione, terrazza/acquario del bar, snorkeling, squali, delfini, veramente troppo.
A cena Alain si dimostra, oltre che ottimo anfitrione, anche ottimo cuoco, anche al Bounty si mangia tutti sulla stessa tavola, e sempre pesce.
Il letto arriva come un vero proprio sollievo.
Buonanotte

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