Il volo Air France da Venezia è atterrato a Parigi in perfetto orario, il Charles de Gaulle è un aereoporto immenso, per portarci dal terminal dei voli europei a quello degli intercontinentali c'è un pullman. L'unica lieve preoccupazione che abbiamo riguarda le valigie, a Venezia ci hanno garantito che il loro passaggio da un'aereo all'altro sarebbe stato automatico, senza doverle ritirare e ripresentare, però un po' di timore rimane sempre.
L'aereo della AirTahiti Nui è già là che ci sta aspettando, grande, azzurro, con disegnato il Tiarè, il fiore simbolo della Polinesia.
Le operazioni di reimbarco sono velocissime.
Entrando in aereo ci accolgono le hostess con in mano un vassoio dove sono adagiati questi benedetti tiarè, ce ne offrono uno ciascuno, loro lo portano infilato nei capelli, e per la prima volta annusiamo quel profumo inebriante che ci accompagnerà tutti i giorni.
Ci accomodiamo, sugli schienali dei sedili di fronte a noi sono inseriti dei piccoli monitor televisivi, durante il viaggio ci forniranno tutti i dati di volo con una rotta stranissima, quasi sopra al famigerato vulcano, poi quasi al polo nord (e pensare che alla fine scenderemo sotto l'equatore) e ci accompagneranno con film a scelta e vari videogiochi.
Subito dopo il decollo le hostess si cambiano d'abito, indossano un camicione "da lavoro", volano come angeli fra i sedili, ed inizano a portarci da mangiare e bere, questo per varie volte durante le 23 ore di viaggio quasi a satollarci, sempre cibi ai quali noi non siamo abituati, ma ben felici di iniziare in questo modo tutta la nuova esperienza.
Ci consegnano dei kit personali di comfort, sigillati, con cuscino, paraorecchi, benda copriocchi, cuffiette, e persino coperta e calzini, questo a significare che le temperature scenderanno.
Abbassiamo le tende dei finestrini, tentiamo di dormire, però la tensione nervosa è troppo alta e ci appisoliamo solamente.
Dopo i brulli Stati Uniti l'arrivo a Los Angeles è suggestivo, un immenso susseguirsi squadrato di viali e casette e solo da lontano qualche grattacielo.
La sosta è fatta per rifornire l'aereo, per noi passeggeri è solo una seccatura il dover scendere, regalare agli Stati Uniti le nostre impronte digitali ed ottiche (con le nostre facce da terroristi), farci spennare 2euro e mezzo per un bicchiere di cocacola, e risalire.
Sono le 14 locali, però per il nostro corpo è mezzanotte ed inizia a farsi sentire uno stato di annebbiamento.
Il sole non tramonta mai, solo all'aereoporto Faaa di Papeete è buio, sono le 21 locali.
Sentiamo subito il caldo umido, entrando ci accoglie un trio che canta e suona chitarrine e ukulele, iniziano ad entrarci nelle orecchie quelle melodie che ci accompagneranno per tutto il viaggio.
L'attesa delle valigie ci rende un po' nervosi però ... eccole!
Fuori dell'aereoporto ci attende un delegato dell'agenzia di viaggio, italiano, che ci infila al collo una prima collana di fiori, profumatissima, coloratissima.
Ci consegna anche dei voucher per il proseguio del viaggio e ci da il numero del suo cellulare invitandoci a rivolgerci a lui in caso di qualsiasi bisogno.
Un pulmino ci accompagna all'albergo, e ci sorprende vedere le strade della capitale che a quell'ora sono praticamente vuote, solo in seguito ne capiremo i perchè.
Per chi non conosce i luoghi c'è bisogno di una precisazione: Polinesia Francese è il nome della nazione, Tahiti è il nome dell'isola principale, Papeete è il nome della città capitale.
L'hotel Tahiti Nui (nome ricorrente, è la montagna più alta di Tahiti) è di classe elevata, tentiamo di dormire ma non ci riusciamo e ci rendiamo conto che per il nostro fisico è uno sconvolgimento, quella mezzanotte corrisponde al mezzogiorno italiano.
Comunque ci appisoliamo fra i canti di alcuni galli (anche loro hanno il fuso orario sballato?) ... buonanotte.
L'aereo della AirTahiti Nui è già là che ci sta aspettando, grande, azzurro, con disegnato il Tiarè, il fiore simbolo della Polinesia.
Le operazioni di reimbarco sono velocissime.
Entrando in aereo ci accolgono le hostess con in mano un vassoio dove sono adagiati questi benedetti tiarè, ce ne offrono uno ciascuno, loro lo portano infilato nei capelli, e per la prima volta annusiamo quel profumo inebriante che ci accompagnerà tutti i giorni.
Ci accomodiamo, sugli schienali dei sedili di fronte a noi sono inseriti dei piccoli monitor televisivi, durante il viaggio ci forniranno tutti i dati di volo con una rotta stranissima, quasi sopra al famigerato vulcano, poi quasi al polo nord (e pensare che alla fine scenderemo sotto l'equatore) e ci accompagneranno con film a scelta e vari videogiochi.
Subito dopo il decollo le hostess si cambiano d'abito, indossano un camicione "da lavoro", volano come angeli fra i sedili, ed inizano a portarci da mangiare e bere, questo per varie volte durante le 23 ore di viaggio quasi a satollarci, sempre cibi ai quali noi non siamo abituati, ma ben felici di iniziare in questo modo tutta la nuova esperienza.
Ci consegnano dei kit personali di comfort, sigillati, con cuscino, paraorecchi, benda copriocchi, cuffiette, e persino coperta e calzini, questo a significare che le temperature scenderanno.
Abbassiamo le tende dei finestrini, tentiamo di dormire, però la tensione nervosa è troppo alta e ci appisoliamo solamente.
Dopo i brulli Stati Uniti l'arrivo a Los Angeles è suggestivo, un immenso susseguirsi squadrato di viali e casette e solo da lontano qualche grattacielo.
La sosta è fatta per rifornire l'aereo, per noi passeggeri è solo una seccatura il dover scendere, regalare agli Stati Uniti le nostre impronte digitali ed ottiche (con le nostre facce da terroristi), farci spennare 2euro e mezzo per un bicchiere di cocacola, e risalire.
Sono le 14 locali, però per il nostro corpo è mezzanotte ed inizia a farsi sentire uno stato di annebbiamento.
Il sole non tramonta mai, solo all'aereoporto Faaa di Papeete è buio, sono le 21 locali.
Sentiamo subito il caldo umido, entrando ci accoglie un trio che canta e suona chitarrine e ukulele, iniziano ad entrarci nelle orecchie quelle melodie che ci accompagneranno per tutto il viaggio.
L'attesa delle valigie ci rende un po' nervosi però ... eccole!
Fuori dell'aereoporto ci attende un delegato dell'agenzia di viaggio, italiano, che ci infila al collo una prima collana di fiori, profumatissima, coloratissima.
Ci consegna anche dei voucher per il proseguio del viaggio e ci da il numero del suo cellulare invitandoci a rivolgerci a lui in caso di qualsiasi bisogno.
Un pulmino ci accompagna all'albergo, e ci sorprende vedere le strade della capitale che a quell'ora sono praticamente vuote, solo in seguito ne capiremo i perchè.
Per chi non conosce i luoghi c'è bisogno di una precisazione: Polinesia Francese è il nome della nazione, Tahiti è il nome dell'isola principale, Papeete è il nome della città capitale.
L'hotel Tahiti Nui (nome ricorrente, è la montagna più alta di Tahiti) è di classe elevata, tentiamo di dormire ma non ci riusciamo e ci rendiamo conto che per il nostro fisico è uno sconvolgimento, quella mezzanotte corrisponde al mezzogiorno italiano.
Comunque ci appisoliamo fra i canti di alcuni galli (anche loro hanno il fuso orario sballato?) ... buonanotte.