Iaoranàaa
A raccontarvi il 19° giorno impiego un attimo, praticamente non esiste, vola via nel vero senso della parola.
Quella giornata che avevamo recuperato all'andata, partendo alle 7 di mattina, viaggiando per 26 ore ed arrivando alle 9 di sera, adesso la perdiamo. Partiti alle 11 di sera da Tahiti arriviamo a Parigi a mezzogiorno di ... due giorni dopo.
Il volo di ritorno è poco definirlo malinconico, non merita molti commenti.
Una prima notte è quella di partenza, poi un giorno velocissimo, ancora con lo scalo a Los Angeles, poi una seconda notte stranissima.
Sopra alla Groenlandia la mancanza del sole non trasforma la notte in buio completo, ma ci accompagna per poche ore un leggero chiarore, quasi spettrale.
All'alba il sole batte sotto all'aereo proiettando le ombre verso l'alto, per un po' ci sembra d'essere capottati.
Ci accorgiamo di passare sopra all'Islanda perchè leggermente sotto a noi appare una riga giallognola, i fumi del vulcano; Londra forse la vedono quelli che sono ai finestrini all'altro lato dell'aereo.
L'arrivo a Parigi è traumatico, da vero spezzacuore.
La città è immersa in una bassa nuvola di smog, si riesce a distinguere a malapena la punta della Torre Eiffel, tanto che non appare nemmeno nella foto, eppure vi garantisco che c'è.
Il grigiore si è infiltrato perfino dentro all'aeroporto, stampandosi sui vestiti della gente, insinuandosi nelle loro facce che si aprono a sorrisi solo quando ci guardano, noi ed i nostri abiti floreali.
Ci sentiamo pesci fuor d'acqua.
Lo siamo.
Nei giorni precedenti, nonostante fosse il contrario (cioè noi "grigiastri" mentre tutti gli altri "colorati") non avevamo mai provato questa sensazione di ... annaspamento, di vera mancanza d'aria.
Anche il volo Parigi-Venezia non merita note se non i sorrisi ed i commenti delle hostess sempre sul nostro abbigliamento.
A Tessera finalmente ci riempiamo di gioia, i cuori si riaprono riunendo la famiglia al completo, per un po' l'amaro in bocca si scioglie.
Il tutto merita un epilogo, a domani.